lunedì 24 ottobre 2011

Piccole, acide, riflessioni notturne.

Nottata questa, per lasciarmi andare a riflessioni poco popolari.
Oggi muore un motociclista, il caro vecchio Sic, al secolo Marco Simoncelli, classe 1987.
Sin da piccola ho assorbito per osmosi qualsiasi tipo di sport, eccetto il calcio. Dall'altetica, alla F1, al MotoGP, passando per il ciclismo. Vista la grande democrazia del telecomando, non esisteva BeverlyHills 90210 ma interessanti quanto interminabili sessioni di salto con l'asta o di Steven Segal che attaccava il cattivo di turno uscendo indenne da una gnagnuolata di proiettili che neanche pop corn sparati all'impazzata.
Ma.
Ma mi sorge un dubbio.
Leggevo su fb frasi da delirio di massa.
Tutti divenuti fan di Simoncelli anche se fino a 5 minuti prima dell'incidente non sapevano chi fosse.
Tutti a dire "Dio perchè hai preso lui?" e amenità simili.
Ogni santo giorno, milioni di ragazzi, bambini, giovani donne muoiono.
Chi per fatalità, chi per destino, chi per malattia, chi per tragedia, ma si muore. E si muore nel silenzio generale, nel dolore folle e composto di madri e padri, amici e fidanzati che cercano di farsi una ragione di tali assurde perdite.
Una ragione non c'è mai. L'unica cosa che ci si riesce a dire - ma non è che consoli - è che Dio prende i fiori più belli per il suo giardino.
Chi intraprende professioni del genere, così ad alto rischio, sa che può cominciare una gara e non portarla a termine. E', come dire, la contropartita degli ingaggi milionari che ottiene.
Questi ragazzi diventano miti, e più rischiano e più sono ammirati, più vanno contro ogni elementare regola del buon senso, più sono popolari.
E diventano molto di più di tanti altri ragazzi della loro età che faticano (forse) più di loro.
Dico forse perchè immagino che la vita degli sportivi sia particolarmente stressante ma, a parità di rischio (rischio ogni giorno di morire nel cantiere dove lavoro senza protezione alcuna - e magari sono un'ingegnere plurilaureato ma ho trovato solo un posto da operaio sotto pagato e senza contributi - e rischio di morire su una moto lanciata a 300km all'ora) i guadagni sono assolutamente imparagonabili.
S'impone una domanda di senso, adesso: la vita dell'operaio vale così meno di quella del motociclista?
Ma non voglio neanche cercare una risposta.
Ora.
Cos'ha di speciale la morte di Sic, a parte la sua macabra spettacolarità (e lo sappiamo che siamo un popolo di voyeur, su questo siamo d'accordo tutti, no?) rispetto al mio amico diciannovenne morto di cancro tanti e tanti anni fa?
Ve lo dico io.
Il mio amico aveva 19 anni e un giorno è entrato in sala operatoria per una stupidaggine, credendo di poter andare al mare qualche giorno dopo.
Non si è più svegliato.
Aveva ancora una vita davanti. Aveva appena finito il liceo.
Lui, il Sic, la sua vita credo che un pochino più del mio amico se la sia goduta.
Nella morte non esiste una tragedia più o meno grande, perdere giovani vite, affetti, amici, amori, senza un apparente motivo, è sempre una tragedia.
Però, signori miei, ricordiamocelo.
La morte è una livella.
E non ci rende più fighi accodarci al carro del sentimento di lutto nazionale, urlando come prefiche stravolte dal dolore.
E comunque, R.i.p. Sic.

mercoledì 5 ottobre 2011

MedFest

Per la serie, le imprese impossibili di Narcysa e della sua allegra brigata.
Come lo scorso anno, parteciperemo alla manifestazione Mediterraneum Photo Festival che si svolge a Catania dall'1 al 16 ottobre.
Il nostro ruolo però è mutato: da semplice sponsor siamo passate, inconsapevolmente e a nostra totale insaputa, ad organizzatrici.
E l'impresa impossibile è stata, ed è, realizzare: (rullo di tamburi)
n. 2 abiti da sera
n.2 tailleurs
n.1 valigia
Entro venerdì prossimo venturo, cioè dopodomani.
Il bilancio attuale dei morti e feriti è alto, gli spilli sono roventi per non parlare della cara Jennyna che lavora senza posa.
Le due gonne dei tailleurs sono (quasi) pronte, idem uno degli abiti.
L'altro abito è da cucire e le giacche sono in alto, altissimo mare.
Venerdì mattina alle 9:00 si avrà il verdetto.
Stavolta credo che la situazione sia più disperata del solito.
Molto, molto, moltissimamente disperata.
Mi sono trovata fili di imbastitura dove non batte il sole, e sto vivendo in una scissione devastante tra legalità e sartorialità.
Per cui mi trovo, prima a parlare con un liquidatore o con un cliente per un risarcimento del danno e dopo discutere amenamente del colore della fodera di questa o quella borsa.
Mi ritroverò nella tomba, come al solito.
Nel mucchio del solito casino, abbiamo pubblicato le foto della terza favola, Cenerella.


Se dopo venerdì sarò ancora viva, vi darò notizie del nostro ws.
Altrimenti, sappiate che vi ho voluto bene.