giovedì 16 agosto 2012

Lettera di una lavoratrice mai nata

Gent.mo Presidente,

... si calmi, si calmi, non dica che non può essere intercettato, non mi riferisco ad un presidente particolare, è semplicemente un appellattivo rivolto a tutti Voi, nostri, adorati, politicanti italici.
Si sa, Voi, presidenti di qualcosa, ci siete stati.
Qualcosa di importante e remunerativo, sia chiaro.
Per noi comuni mortali, al massimo, c'è la presidenza del club dei bocciofili.

Dicevamo, Sig. Presidente, volevo metterla a parte di una riflessione sorta, in questa calda, caldissima estate senza condizionatore, tra il mio thè e i miei biscotti.
Sì, a lei importerà poco della mia opinione (sù, sù, non bari, non dica che l'opinione dei cittadini è importante - che poi, gli italiani, quelli come me, sono cittadini a tutti gli effetti? -) tanto questa letterina è una cosa tra me e lei, una cosa privata.

Sig. Presidente, mi dica, ma che è 'sta storia dell'Ilva? Milioni di tonnellate di veleno riversati nell'ambiente da decenni, gente che muore come mosche e nessuno se n'è mai accorto?
Suvvia non faccia il birichino, non si nasconda dietro quel ditino raggrinzito ed ossuto, voi lo sapevate bene.
Lo sapevano tutti.
Lo sapevamo tutti.
Perchè la verità è che quando succedono cose del genere, siamo tutti complici. Tutti abbiamo un tornaconto.
Che vada dalla mazzetta al posto di lavoro. Per i migliori o peggiori motivi ma siamo tutti complici.
E le dico un'altra cosa.
Non succede solo a Taranto, Sig. Presidente.
Lo so che Lei sarà scioccato da quello che sto per dirle, ma ci sono territori, ad esempio qui, in Sicilia, dove l'Ilva ci fa un baffo.
Dove i tumori proliferano come muffe su un formaggio stagionato e falcidiano gente come cavallette in un campo di grano.
Non lo sapeva?
Essì, effettivamente la Capitale è lontana da questa sporca periferia quasi a confine con l'Africa, che ne può sapere lei del polo Enichem di Priolo o dell'inquinamento a Gela e dintorni?
Tanto qui c'è la Mafia e lo Stato può anche prendersi il lusso di assentarsi.
Anzi no, mi permetta di correggere la mia precedente affermazione con una piccola digressione.

Lo Stato, cos'è?
Qui potremmo sprecare fiumi di inchiostro per definirlo, potremmo scomodare Kelsen, Smith per arrivare a ritroso fino ad Aristotele.
Ma non facciamola tanto lunga, Sig. Presidente, del resto c'è caldo, e lei avrà la sua gita sul caicco da fare, non ha tanto tempo per ascoltare il miei deliri ferragostani.

Facciamola facile che lo Stato dovrebbe essere una struttura amministrativa, giudiziaria e legislativa, imparziale e la cui azione deve essere volta al bene della comunità?
Facciamo così? Lei è d'accordo?
Bene.
Capito cos'è lo stato, io direi che proprio una gran figura non ce la fa.
Che la mafia sia, mi permetta il turpiloquio ma mi limito a citare Peppino Impastato, "una montagna di merda", noi, noi gente comune, noi gente che non serve a niente, noi, lo sappiamo.
Ma voi lo sapete?
Sig. Presidente, io sospetto di sì.
Ma sospetto anche che la mafia vi faccia comodo. Tanto comodo.
E no, questo, se solo fosse vero, non sarebbe affatto bello.
Se solo fosse vero, sia chiaro.

Ma oggi non voglio parlare di questo.
Non voglio parlare di cose di cui non sono in grado di parlare.
Voglio parlarLe di me.
A fine mese compirò trent'anni, non sono una sfigata (fortunatamente, quando mi sono laureata non avevo ancora compiuto 27 anni!) eppure, sento di non essere un cittadino.
No, Sig. Presidente, neanche un cittadino di CND, proprio una nullità.
Se mi giro intorno, di fatto, non è che me la passo male.
Ho la mia laurea, il mio master,il mio studio (copro solo le spese, Sig. Presidente, non guadagno un soldo...sa, le tasse...) eppure, e lo dico con vergogna, non posso rinunciare alla paghetta di papà.
Papà che vorrebbe pure andare in pensione, ma non può.
Ecco, dicevo, che se mi guardo intorno, qui, nel disperato sud - non ho esperienze di "altrove" quindi, mi perdoni per la ristrettezza del mio punto di vista, sicuramente, "altrove", è tutto bello - la mia situazione non è proprio brutta.
Ma, se ci limitiamo ad alzare la testa giusto un pelino e a guardare oltre oceano (a merito esclusivo, Sig. Presidente, dei programmi televisivi che ci permettete di guardare avendoci, caritatevolmente imposto il passaggio al digitale terrestre), le dico che la mia situazione fa schifo.
E mi scusi se dico "schifo", la mamma mi ha insegnato che non è una bella parola per una signorina beneducata, ma mi perdoni se non trovo una parola simile.
Un cittadino americano alla mia età e con il mio percorso di studi, è già realizzato. Ha una casa, una vita,un lavoro.
Poi sta alla capacità di ognuno.
Perchè io no? Certo, potrei essere totalmente incapace, ma sospetto che ci sia dell'altro.

No, mi ascolti, non dipingo l'America del sogno americano.
Non dipingo il paradiso terreste. Si parla di "America" per antonomasia. Ma non c'è bisogno di andare così lontano per vedere qualcosa di più "giusto".
Dicono - eh si sa, le soli fole popolari! - che anche in Europa esista la meritocrazia.
Qui, l'unico mestiere in cui esiste, mi par di aver capito, è la prostituzione.
E pensi, se una è brava nel suo lavoro può persino ad aspirare ad un posto in Parlamento!
Questa sì che è vera civiltà!
Neanche ai tempi degli egizi si poteva andar così in alto lavorando così in basso!

Che poi, Sig. Presidente, mi tolga una curiosità, una cosa tra me e lei.
Io rispetto le signore che, per qualsiasi ragione, esercitano il meretricio.
Insomma, la prostituzione è un lavoro che risale alla notte dei tempi, addirittura in certe epoche storiche è stato magnificato perchè utile ai soldati e alla Patria, quando patria si scriveva maiuscolo.
Un tempo, quando forse eravamo un pò più civili, c'erano persino delle norme che lo regolamentavano. Visite mediche, cambi di ragazze, controlli sulla pulizia e altre amenità simili.
Insomma, una roba controllata e legale, visto che la prostituzione non la debelli - sù, Sig. Presidente, non facciamo del finto perbenismo che questa è una missiva privata, non c'è bisogno che si indigna a comando-.
Poi la Legge Merlin e la damnatio memoriae.
Perchè?
Insomma, Sig. Presidente, le prostitute esistono, perchè far finta di no?Per altro, dicono che, queste signorine, che oggi, non so perchè, si chiamano escort o, nei casi più esilaranti, burlesque performer, sono strenue frequentatrici dei vostri palazzi.
Da quand'è che la semantica fa così paura?
Ma sono sicura che sono tutte bubbole e che voi siete tutti integerrimi uomini di stato

Che poi, .Sig. Presidente, non scomodiamoci ad andare così lontano come a Roma, ma qua, nella mia città, le prostitute ci sono.
Non saranno come quelle che - si dice - vengono a cena da voi che non si mettono lo straccetto da 100 euro ( e qui cito l'intervista di una signorina alla quale, mi permetta, avrei con molta soddisfazione, fatto uscire il botox dalla faccia a furia di schiaffoni) e devono avere capi d'alta moda - ma, che sono, inequivocabilmente, delle prostitute.
Ecco. 
Una volta c'era il c.d. "quartiere a luci rosse".
Se passavi da lì sapevi cosa potevi trovare.
Adesso che le case di questo quartiere sono state murate, le signorine sono sciamate in tutta la città.
Roba che se ti prendi un panino alla camionetta con tutta la famiglia, a meno di due metri ti puoi ritrovare l'indefessa lavoratrice che adesca i clienti.
E non è tanto carino.

Sia chiaro, Sig. Presidente, non sto facendo l'apologia dei lupanari.
Ma dico solo che è un fatto sociale - per altro, il patto con la prostituta è un'obbligazione naturale, come lei, ovviamente, sa. Ne parlano persino i libri di diritto! - ...ecco, lo sappiamo tutti che esiste e che ci sarà sempre qualcuno che farà sesso a pagamento. Quindi, perchè reprimerlo e non regolamentarlo? Pensi agli introiti per lo Stato!
Quante tasse!
Che dice, Sig. Presidente? L'evasio fiscale ci sarebbe anche lì?
Eccerto, ma pensi alla soluzione!
Apposite squadre della "buon costume" formate esclusivamente di omosessuali che non possono essere corrotti con l'offerta di sesso a pagamento con eterosessuali!
Ma ci sono offerte di tutti i tipi di sesso, dice?
Bè, Sig. Presidente, non mi deluda così...non glielo devo dire io che cambiando l'ordine dei fattori il risultato non cambia, no?

Ma adesso sto di nuovo divagando Sig. Presidente.
Le dicevo che qui, per noi comuni mortali, non si sta bene.
Le dicevo che non esiste la meritocrazia.
Le dicevo che "altrove" le cose sono diverse.
Mi dica, mi dica Sig. Presidente: quali e quante scoperte scientifiche/sociali/economiche sono state apportate dall'Italia?
Badi bene e non faccia il birichino!!
Non "da italiani", che gli italiani, si sa, all'estero fanno faville, sono geniacci pagati fior di quattrini.
"Dall'Italia", è ben diverso.
Ora, io non sono ferrata in argomento, ma credo che siano poche.
Così, da voce di popolo o di telegiornale.
Il motivo credo che sia lapalissiano per coloro che hanno messo piede almeno una volta in una università.
Se i meritevoli non vengono premiati scappano all'estero dove vengono accolti con tutti gli onori. E se i meritevoli scappano, chi resta?
Oh, sì.
"I figli di"
Ma io devo sicuramente aver visto male.
Quando ho visto queste cose deve essermi colato del mascara sugli occhi e lo sanno tutti che in queste circostanze è impossibile vedere chiaramente.

Ora, Sig. Presidente, io credo che lei stia cominciando ad arrabbiarsi seriamente.
La sua domestica - che qualcuno a sua insaputa, paga per lavorare per lei, roba da pazzi! - sta preparando la pepata di cozze ed è quasi ora di pranzo e io continuo a tedialrla inutilmente con le mie stupidaggini.
Il fatto è che, noi italiani non abbiamo fama di essere un popolo molto fiero.
Soprattutto ultimamente, intendo.
Forse il valore ce lo siamo consumato tutto nei secoli passati, nei fasti della Roma imperiale, nei moti del '48 o in qualche altra grande impresa storica.
Forse non ce n'è rimasto più.
Forse, ormai, siamo così rimbambiti da Tronisti, Reality e calcio che vivere o morire non ci importa se solo sappiamo se Belen ha tradito davvero Corona oppure è tutta una messa in scena.
Però, Sig. Presidente, una cosa.
Non tutti gli italiani sono così.
Alcuni leggono, si informano, cercano di capire.
Conoscono persino i libri, sa?
Non è detto che noi italiani, quelli perduti, quelli della generazione bruciata, quelli che come me pensano che se andassero a vendere cocco sulle spiagge di Malibù avrebbero davanti un futuro migliore perchè quello che ci consuma è l'essere in perenne bilico e non si capisce se la nostra è paura di partire o coraggio di restare, questi italiani, non è detto che non ritrovino il coraggio per rialzarsi e rimettere le cose a posto.
E sarebbe così bello, Sig. Presidente, se lei, e tutti quelli come lei, un giorno, un solo giorno nella vostra vita, foste costretti a lavorare, ad avere un sussidio di 200 euro al mese, a non poter decidere della vostra vita perchè senza soldi non si va da nessuna parte, a  prestare la vostra opera qualificata senza avere in cambio nulla.
Oh, come sarebbe bello che voi assaggiaste un pò della nostra realtà!
Ma sono sogni, Sig. Presidente.
Lo sappiamo.
Sogni di un mezzogiorno di mezza estate.