mercoledì 22 giugno 2011

2001/2011

Ogni anno, questo periodo dell'anno, mi fa un certo effetto.
Non parlo dell'estate, delle spiaggie, delle vacanze. Sono gli esami di maturità a scatenare in me il sentimento nostalgico.
Prima di affrontarli non ci facevo quasi caso ma dopo, col senno di poi, ogni anno è sempre la stessa cosa.
Non ho ricordi incancellabili del liceo, purtroppo o per fortuna, ho perso per strada gran parte dei miei ex compagni di classe eccetto qualche fedelissimo, però, il sol fatto di far parte di qualcosa di importante, di vivere sulla propria pelle un rito di passaggio (perchè non sono nient'altro che questo), mi predispone l'animo ai memoriali.
E ogni volta ricordo i giorni delle ultime interrogazioni, quando non c'arrivavo a studiare tutto e allora mi alzavo alle 4 per ripassare fisica o geografia astronomica e il bar sotto casa cominciava a sfornare i cornetti e la fame...!!
Ricordo qualche giornata al mare a prendere il sole come lucertole perchè "poi non ci possiamo abbronzare perchè dobbiamo studiare!"
Ricordo il giorno del primo scritto, italiano, ho maledetto Pavese e mi sono arrampicata e abbarbicata in un tema che ho visceralmente odiato; la versione di greco di Epitteto, che chi l'aveva sentito mai, che la prof di greco (santa subito) ci ha portato in pizzini pronti all'uso, la terza prova e le domande sparse indovinate un pò per gioco e un pò per fortuna.
"E allora andiamoli a guardare gli esami nell'altra scuola, che hanno la stessa commissione" sfrecciando per le strade in sella ad un velocifero giallo con la mia compagna di sventure di allora.
E il giorno del mio esame orale che vidi l'ex nel corridoio e esordì sprezzante "se entra lui chiedo di fare esame a porte chiuse" ma questo problema non ci fu.
Quel 7 luglio del 2001 mi hanno chiamata alle 13.30 e c'erano Vincenzo, mio padre e mia sorella.
E "finalmente una che porta le copie della tesina per tutti i professori" e il prof d'italiano esterno che mi chiese Svevo (che io avevo ripassato in macchina)e al mio rifilargli un paio di nozioni di salvataggio sulla critica letteraria de "La coscienza di Zeno", andò in visibilio dicendo "non pensavo ci fossero tutte queste cose dietro".
E la prof di geografia astronomica che mi chiese i paralleli e i meridiani e io che stavo per dire che non li avevamo fatti visto che avevo dimenticato di farli.
E la prof di fisica e matematica che doveva chiedermi solo una delle materie perchè era tardi, ma a tradimento mi domandò tutto con sommo stupore del resto dei membri della commissione.
La Medea, Psicanalisi e critica letteraria, i capelli corti cortissimi che avevo, i pantaloni di lino beige e la canottiera di filo in tinta. Il cuor leggero e la sensazione di aver fatto qualcosa d'importante.
La paura, l'ansia, il caffè a bidoni interi, le occhiaie e la storia dell'arte ripassata dentro la doccia con mia sorella che mi faceva le domande con il libro in mano.
Sono passati 10 anni da quel giorno.
Avrei voluto essere diversa oggi, avrei pensato che le cose dovevano andare diversamente, e invece no. Dovevo avere un lavoro, sperare in una casa tutta mia e non è così. Sono quasi come allora, 10 anni più vecchia e con qualche acciacco in più e forse meno speranze.
Ma oggi non voglio recriminare. Oggi voglio perdermi nel groppo che mi sale in gola a quel pensiero, alla renaul 5 che smarmittava, a Don Paolo che mi chiedeva se avevo voglia di parlare e alla Stella che ha insistito per interrogarmi su tutto il programma di greco e latino e portarmi agli esami con 10.
Grazie, grazie a voi, ho imparato quello che so oggi.
Ho imparato l'amore per la conoscenza, ho imparato a perdermi nei meandri di un libro assaporandone ogni pagina. Ho imparato che l'imperativo aoristo perfetto di klazo e klacson e che per poter parlare di una cosa bisogna studiare almeno 10 anni. Ho imparato che la letteratura può diventare viva se la sai leggere, come quell'immagine di lui che recitava "Stavvi Minoss Orribilmente Ringhia"  o la lettura del duello di Tancredi e Clorinda terminata con un "a questo punto ci mancava solo una sigaretta"
Grazie per le risate, la paura e per aver sempre avuto interesse a che io diventassi un cittadino migliore.

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