venerdì 21 maggio 2010

Il mistero dell'aula Bentivegna

Ieri sera la Praticante in Chief mi manda un sms che non lasciava adito a dubbi sull'andazzo della giornata odierna:

Domani mattina ci aspetta un'impresa impossibile...ci vediamo alle 9 in Tribunale, Corte d'Appello, aula Bentivegna. Se non la trovi ci vediamo al secondo piano, dove fanno le fotocopie.

Un messaggio del genere faceva intuire qualcosa di epico ... chessò, trafugare un verbale e farne fotocopie non autorizzate, impietosire qualche giudice per la concessione di un termine impossibile, fare da palo in un improbabile intrigo legale. E siccome la Praticante in Chief è una santa donna che merita il Paradiso, le carognate le faccio io, anima perduta.
Dopotutto potrei sempre utilizzare lo stratagemma di Costantino: ok, è stato l'imperatore che ha fatto diventare Cristianesimo religione dell'Impero.... ma lui mica era fesso, è rimasto pagano per tutta la vita collezionando peccati mortali e non, facendosi poi battezzare sul letto di morte con la formula all inclusive. E se l'ha fatto lui che ammazzava barbari da mane a sera, figuriamoci se non posso io che al massimo rubo i fogli bianchi dal cassetto della fotocopiatrice nell'ufficio del Giudice di Pace.
Dicevamo, impresa epica.
Al bando ballerine infiocchettate, benvenuti scarponi Timberland.
Ho la sensazione che oggi ci sarà da scarpinare parecchio.
Riesco a raggiungere la fantomatica aula Bentivegna, del tutto ignara del mio destino.
Mi accomodo su un simapatico divanetto, risalente probabilmente all'era post fascista - e dunque vintage - che dimostrava tutti i suoi anni, e attendo pazientemente la P.i.C.
Lei arriva e mi svela l'arcano: un collega - al quale non si poteva dire proprio di no - pare che abbia chiamato nella tarda serata di ieri per chiedere una sostituzione in un udienza in corte d'appello.
Dove stà la rogna direte voi?
A parte che le aule di Corte d'Appello, almeno qui, nel ridente Tribunale di Liotropoli, sono assolutamente diverse dalle anonime stanze dei magistrati in cui si tengono le udienze in primo grado. Hanno una vera parvenza di aula di tribunale che incute già un sacrosanto timore reverenziale. Salvo poi scoprire che le magagne ci sono ovunque.
L'illustre collega aveva poi chiesto la sostituzione comuncando solo:
a) nome delle parti esplicitantesi in : Tizio vs Ministero (tipo quale? ce ne saranno un milione in causa!)
b) orario : 10.30
c) innanzi al collegio.
Da queste tre misere informazioni noi, le povere Praticanti, dovevamo riuscire a ricavarne una decente e soddisfacente sostituzione in aula davanti al collegio.
Bene.
Siamo donnine lige al dovere e piantoniamo l'aula dall'alba.
Iniziamo a sentirci dubbiose dello svolgimento dell'udienza quando, poco dopo di noi, arriva un collega, decisamente più anziano, che ne sapeva meno di noi. Ed era convinto che la sua udienza fosse fissata per le nove.
Con la sua immensa esperienza la P.i.C. mi ingiunge di guardare "nell'auletta segreta" dietro la poltrona del Presidente della Corte.
Io mi avventuro tra scalini polverosi e sotterranei fino ad arrivare in una sorta di aula bunker la cui mobilia era composta da un tavolo, qualche sedia d'epoca e un armadio.
Sulla mia destra vedo una porta.
Chissà, mi dico, magari i giudici sono nascosti lì a rimpinzarsi di caffè e ciambelle.
La apro speranzosa.
Trovo solo un bagno.
Decisamente vetusto..
Mi lancio nella scoperta dell'armadio. 
Lo apro e innanzi a me si para il meraviglioso mondo magico delle toghe nere.
Nappe dorate e rosse che, secondo me, nascondono il mondo di Narnia.
Da quel momento in poi mi convinco fermamente che tutti i giudici vivano lì, in quell'armadio, dietro le toghe.
Il mio sopralluogo porta ad un nulla di fatto.
Salvo poi scoprire che la targa con su scritto "LA LEGGE E' AMMINISTRATA IN NOME DEL POPOLO", e che dovrebbe trovare il suo onorevole posto in bella vista su una parete (LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI ormai non glielo scrivono neanche più), è miseramente nascosta tra una ringhiera e la solita poltrona del Presidente della Corte.
E' ancora molto presto, per l'udienza c'è ancora tempo.
Ci siamo dette che, infondo, sarebbe arrivato qualcuno che ne sapeva più di noi e lo aspettavamo al varco.
Tutti arrivavano sulla soglia, guardavano i nostri occhietti speranzosi.
E poi cambiavano strada.
Dopo qualche minuto di comprensibile smarrimento decidiamo di rivolgerci alle cancellerie.
Si, ok, ma quale, visto che non sappiamo la sezione?
Cerchiamo di bloccare il primo soggetto che ci capita a tiro.
Un carabiniere.
No, non quello che somiglia a Catarella, ma quello che in genere è in servizio con lui.
E ne sa meno di noi, però ci indica il piano delle cancellerie.
Altri chilometri di scale.
Destra o sinistra? decidiamo per la destra, sezione fallimenti.
Anche lì vuoto totale "Avvocato, qua siamo alla IV sezione, dovete chiedere alla corte d'appello", finchè una collega - erano le 10. 20 - ci dice che sì, effettivamente le udienze si tengono nell'aula incriminata e alle 10.30.
Sbrigatevi che sono puntuali!!!
Tre rampe di scale fatte a perdifiato.
Arriviamo.
L'aula è, ovviamente, vuota.
Lascio la P.i.C. a presidiare il forte. Se non era destra adesso proviamo a sinistra. Attendo qualche minuto davanti ad una porta chiusa fintanto che non decido di seguire una collega e chiedere informazioni a lei.
La cancelleria della Corte d'Appello è un luogo calmo e rallegrato dalla presenza del c.d. Cancelliere Colorato.
Con mio sommo stupore scopro che l'udienza è stata rinviata.
La P.i.C. non si fida e chiede anche lei.
Il Mastro - al telefono - non si fida e noi, povere Praticanti dai Piedi Stanchi, rimaniamo fin dopo le 12 - e oltre - a presidiare l'aula.
Il cancelliere arriva ma sparisce dietro la porticina magica.
Sarà andata dentro il magico mondo di Narnia a conferire con  i giudici....





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