lunedì 26 marzo 2012

Di codici, codicilli e biscotti.

Ok, momento, respira.
Prima di dare fuoco al codice delle assicurazioni (il fornello in cucina mi incanta come le Sirene Ulisse), forse è il caso, per cinque minuti di distrarsi e pensare a qualcos'altro.
Domanda.
Ma ora che non siamo più Praticanti della stanza P. e che la stanza P. si è miseramente tinta di azzurro (rimane poverina la...come l'avevo soprannominata?...praticante piccola che ha ancora qualche mese di condanna da scontare), dove le mie piume stavano rischiando di essere gettate nell'immondizia (Orrore, sommo orrore!Tu, caro collega che hai osato spiumare il mio portapenne tenendoti sulla scrivania una tazza ROSA perchè le piume non sono mascoline, non sai cosa rappresenta quella creazione! Non sai quale portata di ribellione ha in sè insita la piuma!), come le devo chiamare le mie adorate colleghe disperse ai quattro angoli del globo?
La P.i.C è convolata a giuste nozze con il biblico fidanzato e non vuole più saperne di questioni legali e affini. Ci vediamo, sempre troppo poco, per sostanziose merende dove, con mia somma gioia, mi ingozza come un maiale e mi fa trovare tutte le leccornie che preferisco. Essì, dove mischio le patatine al tè e alle gelatine alla frutta. Ma siccome sono le patatine dell'ammore, non mi sento male.
La P.G. è volata verso più soddisfacenti lidi giuridici ed è un fiore. Certo, ormai ci vediamo più su FB che dal vivo (ehm...ancora ho il suo regalo di Natale) ma ci teniamo sempre aggiornate sugli ultimi pettegolezzi.
La Piccola è ancora lì, circondata da colleghi maschi e abbarbicata alla sacra scrivania della P.i.c. Ogni tanto ci incontriamo tra un'udienza e l'altra e non riusciamo a prenderci un caffè da mesi. Il regalo di Natale ce lo siamo scambiate la settimana scorsa e nel frattempo, ho disquisito con sua madre dei modi più consoni di fare macco e crispelle.
Io, dal canto mio, ho il mio studio con le pareti color lavanda, il portapenne con le piume sulla scrivania (sui generis, ovviamente), la stanza con la macchina da cucire, il quadro della nonna e la lampada con le piume che mi ha regalato Luana. Ho il biscottaio a 50 metri e la pizzeria al pian terreno.
Di certo, non morirò mai di fame.
Com'è la mia esperienza dopo circa 6 mesi di uno studio legale che porta il mio nome?
Devastante.
In pochi mesi mi sono capitati i classici casi che quando li studi dici:"Vabbè, ma a chi vorrai che capiti una roba del genere?" 
Ecco, a me.
Nei primi sei, dico sei, mesi di apertura.
Però.
La Singer che mi ha regalato la Roccia giace in attesa di essere rimessa a nuovo.
I tessuti traboccano dai loro scaffali.
Sono già le sette e io ancora devo finire questa comparsa di costutizione e risposta.
E' che l'orario legale mi frega.
A me, in realtà, piace l'inverno.

2 commenti:

Perline e bottoni ha detto...

La prima volta che ho avuto a che fare con la Legge è a causa dela mia separazione giudiziale ancora in corso. E sono rimasta basita dal suk che vive nel Tribunale e dalle situazioni al limite dell'impossibile.
Se il tuo stuio legale dovesse essere in affanno e la tua macchina da cucire perdere colpi, potresti sempre darti alla scritture. Il tuo modo di narrare con una sottofondo si sottile e velenosa ironia mi incanta.

Narcysa ha detto...

Grazie mille Paola!
Mi spiace che tu abbia dovuto constatare con mano la realtà paradossale che regna nei tribunali che, di fatto, dovrebbero "maneggiare" solo gli addetti ai lavori in quanto vivono ogni giorno in una realtà così parallela che qualsiasi cosa non li tocca, della serie, "ho visto cose che voi umani..."